Qualità dell’acqua: quali fattori influenzano la sua potabilità?

La qualità dell’acqua è un elemento indispensabile,questo perché essa non solo è destinata al consumo prettamente umano, ma anche e soprattutto perché soltanto l’1% della sua disponibilità globale può essere realmente utilizzata.

Per essere idonea al consumo umano, ad essa deve essere attribuito il connotato della cosiddetta potabilità, un requisito che richiede il possedimento di determinate caratteristiche.

Dalla durezza, parametro soggetto a variazioni a seconda del comune italiano di riferimento, fino alla concentrazione di determinate sostanze, nocive e non, l’analisi dell’acqua rappresenta una problematica di non secondaria importanza.

La qualità dell’acqua in cosa consiste ?

In apertura, cosa buona e giusta è cercare di riportare mediante parole maggiormente fruibili quello che, contrariamente a quello che si potrebbe erroneamente credere, è un concetto che si discosta di parecchio da un qualcosa di immediatamente intuibile.

A tal proposito, è possibile definire il concetto di qualità dell’acqua come una caratteristica che deve attenersi a determinati parametri, a loro volta stilati e redatti secondo specifiche e precise normative a riguardo.

In altre parole, le caratteristiche dell’acqua potabile devono rispondere in maniera soddisfacente ad un insieme di standard che i riferimenti normativi riportano all’interno del loro contenuto.

Nel caso italiano, la normativa di riferimento è rappresentata dal Decreto Legislativo 31/2001.

La normativa prevede che la potabilità debbano derivare solo e soltanto dal soddisfacimento di ben 54 parametri, di cui:

  • 2 di ordine microbiologico;
  • 28 di tipo chimico. Per ciò che concerne questo parametro, all’interno dell’acqua non deve esserci presenza elementi indesiderati o tossici.

Per ogni specifica sostanza viene riportato un quantitativo massimo ritenuto oggettivamente ammissibile;

  • 21 sono poi i cosiddetti “indicatori”. Si tratta, anche in questa fattispecie, di elementi la cui concentrazione non può superare una data soglia;
  • gli ultimi tre parametri riguardano, infine, i confini della radioattività;
  • paletto supplementare è poi la durezza, che in seguito verrà approfondita.

La durezza delle acque dei comuni italiani cambia da luogo a luogo.
Stabilire pertanto un valore unitario diventerebbe impresa pressoché ardua.

I parametri appena elencati, attinenti all’analisi dell’acqua, toccano sia aspetti microbiologici che chimico-fisici, per un’acqua che per definirsi realmente sicura non deve contenere sostanze la cui azione potrebbe nuocere più o meno gravemente alla salute umana.

L’incidenza ambientale della qualità dell’acqua

L’importanza dell’acqua è stata finora descritta facendo riferimento ad aspetti del tutto razionali, oggettivi e pertanto incontrovertibili.

Esistono, tuttavia, altre caratteristiche dell’acqua potabile che concorrono, insieme ed analogamente a questi ultimi, a stabilirne la sua qualità.

Si tratta di fattori relativamente invisibili, ma che pur sempre nutrono una importanza tutt’altro che marginale.

Uno di questi è la cosiddetta incidenza ambientale, null’altro che l’impatto che questa esercita nei confronti dell’ambiente circostante.

Coloro che si occupano, per professione, delle problematiche legate all’energia, sanno benissimo che la qualità dell’acqua è legata a filo doppio ad altri aspetti, dalla produzione di energia a quella di rifiuti fino ad arrivare al consumo di risorse di tipo minerale ed alla durezza nell’acqua nei comuni italiani.

Un aspetto, questo di cui si parla, che vede ulteriormente allargarsi le proprie già notevoli frontiere per quello che concerne le acque in bottiglia. Ma perché?

E’ ovvio e palese che, per imbottigliare l’acqua, vi è un notevole impatto ambientale non solo per la produzione della plastica usata per le bottiglie, ma anche per il loro successivo smaltimento e per il loro eventuale riciclo.

Medesimo discorso potrebbe valere, seppur con le dovute proporzioni, per l’acqua del rubinetto, proveniente dagli acquedotti pubblici.

Nonostante, bene ripeterlo, l’impatto energetico e di conseguenza ambientale sia minore di molto, qui il problema si sposta in tutti quei materiali di rifiuto che vengono prodotti nei trattamenti di potabilizzazione.

Senza poi tralasciare i reagenti chimici che vengono usati nell’analisi dell’acqua, l’energia consumata dai vari impianti e le perdite idriche che ogni anno rappresentano una considerevole e gravosa voce di spesa per gran parte dei comuni italiani.

Le proprietà organolettiche della qualità dell’acqua

Se finora sono state analizzate caratteristiche dell’acqua pressoché invisibili all’occhio del consumatore, è opportuno a questo punto spostare la lente di ingrandimento verso tutto ciò che il consumatore invece può vedere, le proprietà organolettiche quindi.

Per quello che riguarda l’acqua, l’appellativo “buona” potrebbe lasciare il tempo che trova.

Basterà pertanto affermare che ciascuno di noi potrebbe tangibilmente valutare la qualità dell’acqua tastandone semplicemente la completa assenza di colorazioni estranee e l’altrettanto spiccata latitanza di sgradevoli odori.

Nonostante si possa trattare di parametri relativamente semplici da raggiungere, questi non sempre vengono osservati alla lettera.

Tale criticità riguarda soprattutto l’acqua proveniente dall’acquedotto, che in percentuali se non altro preoccupanti fatica spesso e volentieri a raggiungere qualità organolettiche quanto meno accettabili.

Particolare che spaventa un numero non risibile di famiglie è l’accentuato odore di cloro.

Sembra infatti, stando anche a ciò che numerose statistiche affermano, che sia proprio questo fattore a scoraggiare i singoli nel consumare acqua di rubinetto, optando invece per quella imbottigliata.

Con troppa superficialità ed altrettanta fretta si tende ad attribuire le colpe agli organi, pubblici o privati, deputati alla gestione delle acque.

Tuttavia, la responsabilità di questi si estende fino al contatore, dopodiché un aspetto discutibile dell’acqua potrebbe derivare da problemi come le tubature vetuste, gli impianti di trattamento centralizzati o la presenza di vasche.

La legislazione sembra accettare questa tesi quando dicendo che, in assenza di anomalie dal punto di vista sanitario, “i caratteri organolettici siano accettabili senza variazioni anomale”.

Tra i caratteri organolettici menzionati dall’enunciato, vi è la durezza dell’acqua, dipendente dalla zona e quindi dal comune italiano in cui questa scorre.

La durezza dell’acqua e la sua qualità

Nell’ambito delle caratteristiche dell’acqua potabile, ed a proposito della sua importanza, con sempre maggiore insistenza si sente parlare del concetto di durezza dell’acqua, associata alla sua qualità.

Ma di cosa si tratta? Volendo stilare una definizione dai caratteri in tutto e per tutto generali, si potrebbe parlare di durezza dell’acqua a proposito della sua capacità di reagire con i saponi.

Scendendo maggiormente nel particolare, un’acqua potrebbe considerarsi dura con l’aumentare delle quantità di sapone necessarie per produrre schiuma.

Soffermarsi solo su questo concetto significherebbe tuttavia fornire informazioni incomplete. Bisogna infatti estendere il concetti di durezza dell’acqua toccando un ulteriore ambito, quello dei sali minerali e della loro concentrazione.

La durezza dell’acqua, in questo senso, deve ricondurre alla presenza o meno di sali di calcio e sali di magnesio. La presenza di questi minerali deve quindi inevitabilmente passare da una accurata analisi dell’acqua.

La qualità dell’acqua per il benessere dell’organismo

Giornalmente, l’organismo umano perde dai 2 ai 2,5 litri di acqua.

Per fare in modo che questa perdita venga riequilibra, deve esserci un giusto ed equilibrato apporto di acqua, la quale deve essere rimpiazzata con la stessa velocità con cui viene eliminata.

Meglio ancora se la sua qualità sia eccelsa, con tutto questo che passa anche e soprattutto dal rispetto di determinate caratteristiche.

L’eliminazione può avvenire tramite processi fisiologici e la quantità giornaliera di acqua da assumere varia inevitabilmente con il variare delle stagioni, dello stile di vita, dell’età e dell’alimentazione.

La cosa più importante è che non si scenda oltre il limite del litro a giorno.

In caso contrario, si potrebbe assistere al sopraggiungere di sintomi come la disidratazione, l’affaticamento eccessivo dei reni e la secchezza della pelle.

L’importanza dell’acqua è ancor più accentuata in chi, dietro controllo medico, si appresta ad intraprendere un determinato regime alimentare.

Qui, a maggior ragione l’acqua aiuterà a favorire la riduzione della ritenzione idrica ed a espellere quindi i liquidi in eccesso.

In questo caso, un’acqua con una bassa concentrazione di minerali, poco dura quindi, potrebbe essere ciò che serve.

Ogni medico consiglia di assumere da un litro ad un litro e mezzo di acqua al giorno.

L’acqua, tuttavia, non soltanto alimentazione, ma anche cosmetica.

Qui, fa nuovamente capolino il concetto di durezza dell’acqua, variabile a seconda del comune o la zona dove si risiede.

Se un’acqua dura richiede maggiori quantità di sapone per fare in modo che quest’utimo faccia schiuma e deterga quindi la zona del corpo da trattare, dosi esagerate di sapone o prodotti simili potrebbero compromettere il normale equilibrio di un tessuto epiteliale di per sè molto delicato.

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