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Arsenico nell’acqua, effetti sulla salute e come liberarsene

arsenico nell'acqua può causare problemi all'organismo
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L’arsenico nell’acqua è presente nelle falde acquifere di molti territori, dal Trentino alla Campania: in queste aree è stata riscontrata la presenza di una concentrazione di arsenico superiore a quanto stabilito dalla legge.

L’acqua che arriva nelle nostre case viene definita pura e potabile, dato che non contiene elementi che possono essere dannosi al corpo umano.

Ma la sua qualità può non essere ottimale, e possono essere presenti delle sostanze al suo interno, per esempio alcuni metalli pesanti o minerali come l’arsenico, che anche se in alle basse quantità nelle acque, a lungo andare possono portare a delle conseguenze per il corpo umano.

Arsenico nell’acqua

Il tema delle acque potabili in Italia è disciplinato da una normativa specifica, che mira a tutelare la salute dei cittadini; una direttiva europea infatti ha stabilito quali sono i parametri tecnici che stabiliscono quando l’acqua può considerarsi potabile.

 

Per sapere se l’acqua del rubinetto è salubre viene presa in esame la presenza di determinati elementi chimici.

I più rilevanti sono:

  • magnesio;
  • potassio;
  • fosforo;
  • manganese;
  • calcio;
  • sodio;
  • cloro.

Oltre alla presenza di questi elementi, i parametri di potabilità riguardano elementi batteriologici e gravemente nocivi per la salute umana: uno di essi è l’arsenico, che è in grado di causare patologie come alcune forme di cancro.

Ultimamente l’Unione Europea ha deciso di ridurre il limite della concentrazione massima di arsenico nell’acqua da 20 a 10 microgrammi per litro; sopra tale soglia l’acqua non è più potabile.

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    L’arsenico nelle acque minerali

    L’arsenico presenti nelle acque minerali è inorganico è la tipologia di semimetallo più tossico e pericoloso per il corpo umano.

    Infatti quello organico quando viene ingerito da un individuo, grazie alle sue proprietà idrosolubili viene facilmente espulso dal corpo attraverso feci e urine.

    Nel caso invece di quello inorganico viene assorbito dall’apparato gastrointestinale e si distribuisce in maniera inesorabile in tutti gli organi con gravi danni. La più alta percentuale di questa forma è presente all’interno delle acque minerali, sia quelle in bottiglia che quelli in natura.

    La normativa italiana prevede che le acque in bottiglia debbano essere sottoposte a dei controlli molto ferrei per la loro purezza e in particolar modo per la presenza di arsenico nelle acque.

    Infatti il limite massimo consentito di arsenico nelle acque per consumo umano è di 10 microgrammi per litro.

    In passato vi sono state molte voci sull’alta percentuale di arsenico nelle acque minerali. Ma grazie ai ferrei controlli erano solo voci. Infatti le autorizzazioni per i produttori delle acque minerali sono direttamente affidate al Ministero della Salute che pone come elemento base la presenza di livelli di arsenico che devono rientrare nei limiti consentiti dalla legge.

    Inoltre oggi le Asl e i laboratori ARPA ogni tre mesi controllano sia le sorgenti d’acqua che le catene di imbottigliamento, in questo modo garantendo la presenza di livelli bassi di questo metallo nei liquidi che arrivano nelle nostre case.

    Arsenico negli alimenti

    Mentre nelle acque la presenza di arsenico inorganico e molto elevata, nei cibi si riscontra per lo più la presenza di quello organico.

    Ma in alcuni prodotti può esserci anche un alto contenuto della sua forma più tossica.

    La scelta della provenienza dei prodotti è quindi fondamentale anche per la presenza di quantità di arsenico inorganico limitato.

    Per lo più quelli ad avere una percentuale molto elevata di arsenico tossico sono:

    • latte e prodotti caseari: i latticini soprattutto nei primi anni di vita dei bambini possono essere una fonte di aumento dei livelli di arsenico inorganico nel loro organismo
    • cereali, pane e pasta: la presenza in questi alimenti è molto elevata, ma il dato è strettamente collegato al fatto che sono tra i prodotti più utilizzati nelle diete dei singoli individui. In particolare nel pane integrale la percentuale è maggiore
    • riso: rispetto ad altri cereali nel riso è presente una quantità di arsenico 10 volte superiori. Per questo può essere molto utile prima di cucinarlo sciacquarlo diverse volte
    • pesce: si è notato che la presenza di questo metallo per esempio nei pesci di mare è molto più elevata rispetto a quelli di fiume o di lago. Inoltre alte concertazioni di arsenico inorganico sono presenti nei molluschi contribuendo all’accumulo di questo elemento nel nostro corpo

    Come arriva l’arsenico nelle falde acquifere

    L’arsenico non è un metallo pesante, si tratta infatti di un semimetallo; si trova nelle rocce delle montagne e nel suolo; la pioggia è in grado di scioglierlo e disperderlo nelle falde acquifere.

    La sua propagazione avviene a seguito di un processo naturale, chiamato “cessione per dilavamento“, che riguarda il suolo acquifero e le rocce.

    L’arsenico infatti è il componente principale di circa 200 minerali, la maggior parte dei quali sono arseniati, solfati e arseniti.

    Tuttavia la presenza di questo veleno nelle falde acquifere non scaturisce solo da un fenomeno naturale; in molti casi è un elemento inquinante che viene immesso nell’ambiente dall’industria, congiuntamente a sostanze fossili e pesticidi.

    Le industrie che rilasciano l’arsenico nell’ambiente sono:

    • ceramiche;
    • di componenti elettronici;
    • cosmetiche;
    • tessili;
    • colorifici;
    • vetrerie.

    L’arsenico viene anche utilizzato per produrre i pallini da caccia; inoltre la sua presenza nel suolo è un effetto collaterale di:

    • attività minerarie;
    • combustione dei rifiuti;
    • fusione di metalli;
    • utilizzo di fertilizzanti, insetticidi e fungicidi composti da arsenico;
    • produzione di energia con carbone e petrolio.

    Le industrie estrattive in particolar modo rilasciano composti nocivi come:

    • l’arsenopirite;
    • i solfuri: come l’orpimento, detto anche solfuro giallo e il realgar, solfuro rosso;
    • gli ossidi: l’As203 è noto anche come arsenico bianco.

    come arriva l'arsenico nelle acque

    Zone d’Italia dove è presente l’arsenico nell’acqua

    Si calcola che in Italia circa un milione di persone venga a contatto ogni giorno con l’arsenico, utilizzando l’acqua del rubinetto per bere, lavare gli alimenti e cucinare.

    C’è da tener presente che aggiornare la situazione della potabilità dell’acqua in Italia non è semplice; il monitoraggio infatti viene eseguito autonomamente da ciascuna regione e dunque la mappatura risulta non omogenea.

    Dunque la cartina delle aree interessate dal problema potrebbe cambiare da un mese all’altro, con l’arrivo di nuove informazioni da parte di regioni che nel corso del tempo hanno provveduto a effettuare un monitoraggio.

    Quali sono le regioni più contaminate dall’arsenico in Italia

    Recentemente anche nella zona di Roma nord si sono registrati casi di concentrazioni di arsenico nell’acqua potabile, tanto che la popolazione residente ha minacciato di non pagare le utenze dell’acqua.

    A causa dell’esteso inquinamento ambientale, in alcuni casi perpetrato per anni con la creazione di discariche abusive, la situazione si evolve continuamente.

    Fatta questa premessa, il CNR ha stabilito che circa 110 comuni sono interessati dal “fenomeno arsenico”, in quanto la sua presenza nell’acqua supera il limite stabilito dalla legge.

    Il Lazio è la regione più a rischio: dei 110 comuni interessati, ben 90 si trovano nel Lazio. Per permettere alle persone che vivono nelle zone a rischio arsenico di usare l’acqua del rubinetto, si è deciso di alzare la soglia legale a 20 microgrammi per litro.

    È stato deciso un provvedimento, che stabilisce una deroga per il limite di 10 microgrammi, riguarda quasi un milione di persone che vivono nelle aree di Viterbo, Roma e Latina.

    Il CNR ha effettuato diversi studi sul fenomeno dell’arsenico nell’acqua e ha evidenziato che la presenza del metalloide è molto diffusa in tutto il territorio italiano, con zone in cui c’è una concentrazione maggiore e aree dove il fenomeno è meno esteso.

    La problematica dell’arsenico è causata dall’assetto geologico del territorio italiano; le rocce infatti hanno un’origine vulcanica. Oltre ai fattori “naturali”, ci sono da considerare anche le azioni dell’uomo sul territorio.

    Se l’uso di erbicidi ha aggravato il fenomeno, l’industria lo ha reso ancora più importante; in alcune regioni la concentrazione ha superato la soglia stabilita dalla legge.

    Il problema dell’arsenico nelle acque è diventato urgente in:

    • Lazio;
    • Toscana;
    • Piemonte;
    • Sardegna;
    • Veneto;
    • Lombardia;
    • Campania;
    • Emilia Romagna.

    Come detto, l’arsenico non è un metallo pesante ma in gergo scientifico viene definito metalloide, perché provvisto di proprietà che lo rendono affine ai metalli pesanti.

    Il problema dell’arsenico è nella sua concentrazione nell’acqua: al di sotto della soglia dei 10 microgrammi per litro, infatti, non provoca danni alla salute; in caso contrario può provocare patologie irreversibili, perché è tossico e altamente inquinante.

    mappa Italia delle tracce di arsenico nelle falde acquifere

    Arsenico, cos’è

    Quando si parla di arsenico l’immaginario comune spesso lo identifica in un barattolo nero con un teschio bianco sopra.

    È da sempre considerato un veleno per eccellenza e per certi aspetti l’immagine è utile per comprendere la sua pericolosità.

    Comprendere cosa sia realmente l’arsenico è fondamentale, dato che è un elemento presente in natura e che non sempre produce effetti dannosi per il corpo umano.
    Scientificamente l’arsenico è considerato un metalloide, ovvero un elemento chimico presente nella tavola periodica con il numero atomico 33 e il simbolo As.

    Si presenta sotto forma organica e inorganica.

    La prima è di origine naturale, dato che è presente in natura in alcuni luoghi, in particolare quelli legati ad attività vulcanica e quindi può essere assorbito da acqua e cibo.

    Quello inorganico invece è definito anche altamente pericoloso ed è considerato tossico, presente nella nostra vita data le proprietà insite di questo semimetallo che viene utilizzato nei composti chimici delle industrie.

    Per certi aspetti infatti l’arsenico è molto simile al fosforo e come tale è impiegato all’interno di leghe metalliche.

    Con l’industrializzazione la presenza di arsenico inorganico è nettamente aumentata, dato che la sua fonte principale erano le centrali elettriche alimentate a carbone e a gas, e le fonderie.

    Inoltre particelle di arsenico venivano introdotte nell’aria delle emissioni delle auto e dagli scarichi degli aerei. Spesso l’elemento veniva utilizzato nei fertilizzanti e nei pesticidi data la sua efficacia come insetticida, trasferendosi in modo inesorabile attraverso il terreno nelle falde acquifere e nei cibi.

    Negli ultimi anni, l’attenzione verso una qualità della vita migliore ha portato ha sviluppare programmi che intervenissero sull’utilizzo di questo materiale e la sua eliminazione all’interno di prodotti di utilizzo comune.

    Organi come L’EFSA Europea (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) hanno imposto una serie di regole precise al fine di limitare la presenza dell’arsenico nei prodotti di uso alimentare, stabilendo delle soglie massime di concentrazione. L’arsenico comunque rimane presente nella vita dell’essere umano.

    L’arsenico e i PFAS nelle falde acquifere

    Anche i PFAS, oltre all’arsenico, concorrono a mettere a rischio la salute dell’organismo, se presenti nell’acqua che esce dal rubinetto.

    PFAS è acronimo di sostanze perfluoroalchiliche; i PFAS vengono chiamati anche acidi perfluoroalchilici e appartengono alla famiglia dei composti spesso utilizzati nell’industria chimica.

    Si tratta di acidi che vengono usati in forma liquida; sono molto forti perché dotati di una struttura chimica che permette loro di avere grande stabilità termica: significa che non si degradano facilmente, almeno non naturalmente, dunque sono difficilmente eliminabili in natura.

    Il fenomeno dei PFAS è diventato tristemente noto per alcuni casi di contaminazione d’acqua nel vicentino; uno studio scientifico, infatti, ha rilevato la presenza degli acidi perfluoroalchilici nelle falde acquifere dell’Italia del Nord, specialmente nelle zone di Verona, Padova e Vicenza.

    I PFAS sono nocivi nelle due forme esistenti:

    • il PFOA: è l’acido perfluoroottanoico;
    • il PFOS: è l’acido perfluorottanosulfonato; utilizzato per la realizzazione delle schiume antincendio.

    Entrambi gli acidi restano nell’ambiente per un periodo non inferiore ai cinque anni; tuttavia PFOA e PFOA non sono gli unici acidi appartenenti alla famiglia dei PFAS; ve ne sono altri che hanno una persistenza inferiore, dunque una durata di pochi giorni.
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    Effetti dei PFAS sulla salute umana

    La più diffusa tra i PFAS è la PFOA; la convenzione di Stoccolma si è espressa al riguardo nel 2017, dichiarandola sostanza inquinante resistente.

    Il pericolo è che una volta ingerita, per esempio assumendo acqua inquinata, la PFOA viene assimilata nel sangue; il corpo umano non è in grado di espellerla, almeno non nel breve periodo.

    E’ stato calcolato che l’organismo può impiegarci anche decenni per liberarsene; tuttavia nel corso del tempo il corpo subisce alterazioni ormonali che portano all’insorgenza di patologie.

    Questi acidi si infiltrano facilmente nelle falde acquifere inquinando l’ambiente e mettendo a rischio la salute dell’uomo; possono provocare patologie del sistema endocrino, creando problemi di fertilità e crescita; inoltre, secondo alcuni studi, sono responsabili dell’insorgere di forme cancerogene.

    Nel 2015 la ASL di Vicenza ha effettuato uno screening su circa 300 cittadini, sottoponendoli ad analisi del sangue, per controllare l’eventuale presenza di PFAS.

    Per quanto riguarda questo genere di acidi la soglia tollerata dall’organismo umano è di 8ng/l; gli esami del sangue hanno evidenziato una presenza di PFAS ben 35 volte maggiore il limite consentito; nella zona del vicentino i comuni interessati sono una trentina.

    Sia l’arsenico che i PFAS sono estremamente pericolosi, in quanto i loro effetti nocivi si manifestano spesso dopo molto tempo.

    Fare uso tutti i giorni, per molti anni, di acqua inquinata da questi veleni; sottoporsi a una lunga esposizione ai loro effetti provoca patologie tiroidee, coliti ulcerose e tumori a reni e testicoli.

    Anche in questo caso una soluzione è il ricorso a un depuratore a osmosi inversa Acqualife; attualmente è il sistema più sicuro per filtrare arsenico e PFAS.

    Il solfuro di arsenico

    Potrebbe apparire strano, dato che è un elemento velenoso, ma l’arsenico in natura è presente in quasi 245 minerali in differenti forme e composti, in rocce, nel suolo e ovviamente nell’acqua e nell’aria.

    In alcuni casi è visibile sotto forma di polvere solforosa, che prende il nome di solfuro di arsenico o in cristalli di colore rosso definiti con il termine di realgar.

    Questo composto è molto mobile e volatile, trasferendosi facilmente nell’ambiente.

    E’ presente in grandi quantità dato che spesso può essere creato dall’invecchiamento delle rocce e d’esser sciolto attraverso le piogge, penetrando in profondità nel terreno.

    Il solfuro di arsenico inoltre ha delle forti affinità con la pirite. Infatti oltre ad essere utilizzato in passato all’interno di fertilizzanti e di pesticidi, era in passato presente anche nei fuochi d’artificio e usato nelle polveri in guerra oltre a essere parte integrante di armi batteriologiche.

    Oggi la presenza di solfuro di arsenico grazie alle nuove normative è molto limitata.

    Arsenico effetti sulla salute

    L’arsenico ha effetti sulla salute essendo un elemento tossico, con effetti cancerogeni quando è presente nell’acqua al di sopra del limite stabilito dalla legge.

    È in particolar modo il consumo prolungato di acqua, dove è presente l’arsenico oltre i limiti di legge, ad avere conseguenze gravi per l’organismo umano; gli effetti possono infatti diventare cronici.

    Proprio a questo proposito sono stati effettuati degli studi da parte della IARC, acronimo di International Agency for Research on Cancer, sulle popolazioni che sono cronicamente esposte all’azione dell’arsenico, specialmente quando è presente nell’acqua. Le conseguenze cliniche si manifestano su:

    • apparato riproduttivo;
    • sistema neurologico;
    • sistema cardiovascolare;
    • vie respiratorie.

    Inoltre le popolazioni studiate hanno manifestato un’incidenza di diabete e tumore superiore alla media; il cancro causato dall’arsenico colpisce i polmoni, la cute, e la vescica.

    Depurare l’acqua da arsenico e PFAS

    I depuratori a osmosi inversa sono in grado di purificare l’acqua dall’arsenico fino al 98% facendo uscire dal rubinetto acqua potabile; eliminando sostanze inquinanti e dannose per l’organismo, come l’arsenico e i PFAS.

    Purtroppo non esistono rimedi casalinghi per eliminare l’arsenico dall’acqua del rubinetto.

    In alcuni casi si crede che sia sufficiente acquistare confezioni di acqua minerale da bere, per risolvere il problema; ma il rischio non si debella perché lavare frutta e verdura, oppure le stoviglie, con l’acqua minerale non è una pratica accettabile.

    Tanto meno rappresenta una soluzione bollire l’acqua: l’arsenico non evapora e non si distrugge con l’ebollizione.

    L’unico modo riconosciuto per depurare l’acqua dall’arsenico è trattarla con un depuratore d’acqua professionale.

    Persone residenti nelle zone a rischio hanno fatto esaminare l’acqua depurata con gli impianti a osmosi inversa.

    Il risultato è stato verificato da autorità competenti e riconosciute, l’acqua trattata a osmosi inversa è potabile, pura e perfettamente decontaminata da sostanze indesiderate.

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