Aggiornato il 08/04/2025
Il termine PFAS indica una vasta categoria di sostanze chimiche conosciute come acidi perfluoroacrilici o composti poli e perfluoroalchilici. La loro pericolosità è emersa negli ultimi anni, quando sono diventati oggetto di attenzione mediatica e scientifica, soprattutto a seguito delle rilevazioni effettuate nel sangue di migliaia di cittadini veneti. Ma i PFAS cosa sono, dove si trovano e perché rappresentano una minaccia per l’ambiente e la salute umana?
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PFAS: definizione, impieghi e meccanismi di contaminazione
I PFAS sono sostanze chimiche di sintesi ampiamente utilizzate in ambito industriale per via della loro resistenza a calore, acqua e grassi. Questa caratteristica li rende ideali per il trattamento di tessuti impermeabili, tappeti, carta per uso alimentare, rivestimenti antiaderenti delle padelle e abbigliamento tecnico.
Dal punto di vista chimico, si tratta di catene alchiliche fluorurate, altamente stabili e persistenti. Il problema principale è che, per contenere i costi di smaltimento, queste sostanze vengono talvolta disperse in modo illecito nell’ambiente, contribuendo all’inquinamento da PFAS che può contaminare aria, acqua e suolo.
I PFAS penetrano con estrema facilità nelle falde acquifere, diffondendosi tramite l’acqua potabile e gli alimenti irrigati o lavorati con acqua contaminata. Una volta ingeriti, possono accumularsi nell’organismo umano e negli ecosistemi, con effetti potenzialmente gravi.
PFAS e salute, quali sono gli effetti sull’organismo umano
Diversi studi scientifici hanno dimostrato che l’esposizione prolungata ai PFAS è associata a numerose patologie. La loro persistenza nel sangue e nei tessuti può compromettere in modo significativo il funzionamento di vari apparati e sistemi. Di seguito alcuni degli effetti documentati:
- alterazioni del sistema endocrino, con impatto sulla crescita, sulla fertilità e sulla tiroide, rivelate da uno studio pubblicato su Annals of Pediatric Endocrinology & Metabolism;
- aumento del rischio di tumori ai reni e ai testicoli, come rilevato dal C8 Science Panel;
- possibile collegamento con malformazioni fetali e disturbi dello sviluppo neurologico e cognitivo nei bambini come riportato da Environmental Health Perspectives;
- ipercolesterolemia e aumento dei rischi cardiovascolari, evidenziato dal C8 Science Panel;
- effetti epatotossici, con danni documentati al fegato secondo una meta-analisi su Environmental Health Perspectives;
- riduzione della risposta immunitaria ai vaccini, secondo l’EFSA.
Questi dati sono confermati da ricerche pubblicate su riviste internazionali come Environmental Health Perspectives, Annals of Pediatric Endocrinology & Metabolism, e dalla stessa Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA).
La mappa dell’inquinamento da PFAS in Italia
Nel 2024, Greenpeace ha avviato la campagna Acque senza Veleni, prelevando 260 campioni in 235 comuni italiani. I risultati parlano chiaro: il 79% dei campioni analizzati conteneva PFAS, segnalando una contaminazione estesa in tutto il Paese.
Tra le città con i valori più alti ci sono:
- Arezzo: 104,3 ng/L
- Milano: 90,1 ng/L
- Perugia: 57 ng/L
In 121 comuni è stata rilevata la presenza del PFOA (acido perfluoroottanoico), un PFAS vietato a livello globale ma ancora presente nelle nostre acque potabili. Il record nazionale spetta al comune di Bussoleno (TO), con 28,1 ng/L.
Attualmente, l’Italia non dispone ancora di limiti nazionali vincolanti per i PFAS nell’acqua potabile. La direttiva europea 2020/2184 prevede, dal 2026, un tetto massimo di 100 nanogrammi per litro per la somma di 24 PFAS, ma secondo Greenpeace tale limite potrebbe non essere sufficiente a garantire la tutela della salute pubblica.
Inquinamento PFAS: come eliminarli dall’acqua potabile
Data l’estrema persistenza di queste sostanze, eliminare i PFAS è una sfida complessa. In attesa di normative più severe e bonifiche su larga scala, la prevenzione dell’esposizione passa anche attraverso soluzioni domestiche efficaci.
Secondo il Parere dell’Istituto Superiore di Sanità n°1584 del 16/01/2014, l’osmosi inversa è oggi l’unica tecnologia domestica capace di rimuovere fino al 99,9% dei PFAS presenti nell’acqua. Questa tecnica sfrutta una membrana semipermeabile che trattiene le molecole inquinanti, garantendo acqua sicura per bere, cucinare e lavarsi.
Per i casi più gravi, come i 2.000 cittadini veneti con livelli elevati di PFAS nel sangue, le autorità sanitarie hanno proposto la plasmaferesi, una procedura medica per la depurazione del plasma.
La risposta di Acqualife, tecnologia e tutela della salute
Acqualife, azienda specializzata nella depurazione dell’acqua domestica, ha sviluppato sistemi basati proprio sull’osmosi inversa, in grado di filtrare con precisione le sostanze più nocive, inclusi i PFAS. I depuratori domestici Acqualife sono progettati per garantire acqua purificata, sicura e di alta qualità, rispettando i più rigorosi standard europei.
Grazie alla costante innovazione e all’impiego di tecnologie avanzate, i dispositivi Acqualife non solo riducono drasticamente la presenza di inquinanti, ma migliorano anche il gusto dell’acqua, eliminando il calcare e proteggendo gli elettrodomestici.
Oltre alla purificazione, l’azienda offre un servizio completo che include test gratuito dell’acqua, installazione professionale e manutenzione periodica, per una sicurezza continua nel tempo.
PFAS come eliminarli definitivamente dall’acqua
Comprendere cosa sono i PFAS è il primo passo per proteggersi da un inquinamento invisibile ma concreto. La loro diffusione rappresenta oggi una delle emergenze ambientali e sanitarie più preoccupanti in Italia e nel mondo. In assenza di un’adeguata regolamentazione e in attesa dell’applicazione delle direttive europee, è fondamentale agire in prima persona. Sapere i come eliminare i PFAS dall’acqua è possibile: la tecnologia è accessibile e già oggi migliaia di famiglie la utilizzano per garantirsi un consumo di acqua di qualità.