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Crisi idrica in Italia, le cause, conseguenze e soluzioni

Crisi idrica in italia
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L’Italia è il Paese dell’Unione Europea che preleva e consuma più acqua per uso civile.

Stiamo parlando di oltre 9 miliardi di metri cubi annui, che si traducono in una media di 154 m3 di potabile consumata per singolo abitante.

Un valore in cui siamo secondi solamente alla Grecia.

Questi numeri sono sempre più preoccupanti alla luce della crisi idrica che sta colpendo in modo importante il nostro Paese.

La mancanza di acqua, una volta percepita solamente nei mesi più caldi e nelle regioni meridionali dello Stivale, oggi è appannaggio di ogni regione italiana.

Ecco i dati aggiornati dell’emergenza idrica, insieme ai consigli per tenere sotto controllo questo fenomeno a livello domestico (e non solo).

Il problema della crisi idrica è sempre più urgente

Il cambiamento climatico, con l’innalzamento delle temperature medie e la scarsità delle piogge, sta aggravando la crisi idrica in Italia.

Secondo i dati 2022 dell’ISPRA, la disponibilità idrica media annua si è ridotta del 19% nell’ultimo trentennio.

Oltre alla mancanza di materia prima, la scarsa efficienza delle infrastrutture peggiora la situazione, disperdendo numerose quantità di questo prezioso liquido, sempre più scarso.
Secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, il 60% delle tubazioni di rete ha più di 30 anni, mentre il 25% conta oltre mezzo secolo.

Questo si traduce nell’allarmante dato del 41,2% di perdite idriche in fase di distribuzione dell’acqua, ovvero nel percorso dagli acquedotti comunali alle infrastrutture civili e industriali.

Il problema non è solo in Italia ma anche nel mondo in quanto l’acqua potabile si sta riducendo a causa anche della forte crescita dei consumi.

crisi idrica e l'attenzione alle tubature

L’emergenza idrica, quanto costa all’Italia?

Secondo i dati riportati all’interno dell’ultima edizione del Libro Bianco “Valore Acqua per l’Italia” edito dalla Community Valore Acqua per l’Italia di The European House Ambrosetti, la crisi idrica può costare alla nazione fino al 18% del Pil.

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    Tradotto in numeri, significa una dispersione di 320 miliardi di euro distribuiti tra imprese idrovore e attori della filiera dell’acqua.

    Infatti, tutto il ciclo vale ben 9,4 miliardi di euro e, dal 2010 al 2021, ha registrato un incremento del 4,3% nei ricavi.

    Nella filiera estesa dell’acqua lavorano quasi 100mila persone e il valore totale dell’industria è quasi pari a quello del settore farmaceutico e il doppio di quello dell’abbigliamento.

    La mancanza di acqua mette quindi a rischio le 330mila aziende italiane che operano nel settore.

    Salvare l’agricoltura per non compromettere la produzione

    L’agricoltura, da sola, utilizza il 60% delle risorse di acqua disponibili, con consumi che si aggirano intorno a 11,9 miliardi di metri cubi all’anno.

    L’Italia, è tra i Paesi Europei che più ricorrono all’irrigazione.

    I sistemi di approvvigionamento dei piccoli produttori sono legati principalmente alla raccolta di acqua piovana, mentre le multinazionali spesso sfruttano in maniera incontrollata le risorse.

    La carenza di acqua e la conseguente emergenza idrica sono legate anche differenti filiere del settore alimentare. Per esempio quelle della carne che, per la produzione di mangimi e derivati impiega tonnellate di acqua.

    Per monitorare la mancanza d’acqua nel settore agricolo, qualche anno fa il WWF ha messo in campo il Water Risk Filter, uno strumento per valutare il rischio di siccità nelle catene produttive di grandi dimensioni.

    Nel 2022, la Coldiretti ha segnalato come 270mila imprese agricole siano a rischio in caso di crisi idrica.

    Di queste, la maggior parte sono localizzate in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Emilia Romagna e Lazio, dove si producono il 79% del grano per il pane, il 90% del mais e il 97% del riso.

    Al vaglio degli esperti, c’è l’agricoltura 4.0 , un modello sostenibile che permette di ottenere un risparmio annuo del 10% per le coltivazioni di mais e del 12% per ortaggi e tuberi.

    Grazie alla digitalizzazione e alla raccolta dei dati direttamente dai campi, la carenza di acqua può essere tenuta sotto controllo.

    l'agricultura e la siccità del momento

    Le cause della crisi idrica in Italia

    Tra i principali fattori che incidono sull’emergenza idrica troviamo:

    • inquinamento e cambiamento climatico
    • temperature elevate anche fuori stagione
    • scarse precipitazioni
    • dispersione delle risorse idriche a causa di impianti obsoleti
    • sprechi di risorse nel settore agricolo e industriale

    Il clima si è drasticamente modificato, portando al verificarsi di fenomeni distruttivi come le bombe d’acqua, alternate a periodi prolungati di siccità.

    Inoltre, sulle Alpi si registra la mancanza di neve e i principali ghiacciai si stanno sciogliendo a una velocità incredibile.

    Nonostante la presenza di corsi d’acqua, l’Italia non gestisce in modo ottimale le risorse idriche.

    Si registrano ingenti dispersioni dovute alla pessima manutenzione degli impianti e a falle nelle reti distributive su tutto il territorio nazionale.

    Gestire la carenza di acqua, i consigli importanti

    L’ultima edizione del Libro Bianco “Valore Acqua per l’Italia”, propone di rispondere alla crisi idrica applicando il modello circolare delle 5R:

    • raccolta
    • risparmio
    • riuso
    • recupero
    • riduzione

    Anche se i principali attori della filiera dell’acqua sono le industrie e il mondo dell’agricoltura, ognuno può contribuire alla lotta contro la mancanza di acqua.

    Si possono raccogliere le acque piovane e utilizzarle per irrigare il giardino, le piante e gli orti domestici.

    Risparmiare sull’uso dell’acqua potabile e aprire il rubinetto solo quando necessario. Utilizzare più volte l’acqua di cottura della pasta.

    Gestione della rete idrica

    A un livello più alto, le istituzioni devono prendersi maggiore cura delle infrastrutture idriche, aumentando gli investimenti anche grazie alle risorse del PNRR.

    A oggi, infatti, il tasso di sostituzione annuo è bassissimo e, per la manutenzione completa, servirebbero più di 250 anni.

    La digitalizzazione

    Se alla filiera estesa dell’acqua si applicassero innovazioni tecnologiche, si potrebbero prevenire numerosi sprechi.

    Le case degli italiani, in molti casi, non sono attrezzate con contatori smart per registrare i consumi e dare informazioni utili per il contenimento degli sprechi.

    Se tutte le abitazioni avessero un misuratore digitale, la richiesta idrica annua si ridurrebbe di 513,3 milioni di m3, con un risparmio in bolletta di 2,4 miliardi di euro.

    Crisi idrica, il recupero delle acque

    Le acque meteoriche sono molto importanti, ma al momento se ne recupera solo l’11%. In più, numerosi cittadini, specialmente nelle regioni meridionali, non hanno a disposizione dei sistemi di depurazione.

    Solo il 4% delle acque reflue è impiegato per un riutilizzo diretto. Implementando questi dati, il fabbisogno di acqua si ridurrebbe notevolmente, con un impatto positivo sulla carenza di acqua.

    Informare per prevenire

    I più giovani sono coloro a cui è affidato il futuro del pianeta.

    Ecco perché fare informazione su di loro è essenziale per intervenire in maniera efficace sulla crisi idrica.

    Questa fascia di popolazione, inoltre, sembra più propensa al consumo di acqua del rubinetto purificata con dispositivi di osmosi inversa.

    Diventa quindi essenziale promuovere iniziative locali e nazionali volte all’educazione sui consumi dell’acqua.

    Associazioni di Promozione Sociale come Liberi dalla Plastica sono in prima linea in questa missione, con numerosi progetti dedicati ai più piccoli.

    le piogge sono da tenere sempre più in considerazione

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