L’acqua di città, quella che sgorga dal rubinetto di casa, e l’acqua di montagna ci appaiono molto spesso diverse in termini di sapore.
Questa distinzione merita alcuni approfondimenti, in modo da chiarire al meglio le informazioni per un consumo più consapevole dell’acqua.
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L’acqua di montagna: le sue caratteristiche essenziali
L’acqua di montagna o, più propriamente, di sorgente è quella che sgorga dalle rocce o che proviene da antri profondi. La possiamo bere dalle fontanelle presenti nei paesini di montagna, così come dai rubinetti delle case di queste località.
Il fatto che sia definita acqua sorgiva ci induce ad associarla a caratteristiche di dinamicità e vitalità, prescindendo dalla specifica durezza o purezza dell’acqua stessa. Diciamo anche che l’acqua di montagna ci sembra mediamente un’acqua più buona, più viva, che disseta e rinfresca meglio rispetto all’acqua che esce dal rubinetto di città.
Fin qui abbiamo lasciato parlare le nostre percezioni. A livello specifico occorre innanzitutto chiarire che l’acqua di sorgente arriva in superficie dopo il filtraggio compiuto da strati terrosi e sabbiosi.
Tale processo permette la rimozione di sostanze pesanti, che rendono l’acqua quasi sempre particolarmente leggera.
Bisogno però fare attenzione che prima della sua assunzione vi sia il cartello che nomini l’acqua “potabile”.
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L’acqua di rubinetto di città
L’acqua in città cambia da regione a regione, in base all’approvvigionamento idrico.
In italia i ¾ delle risorse idriche proviene da sorgenti superficiali come fiumi e laghi e una bassissima percentuale da falde non profondissime.
A Milano per esempio, l’acqua viene prelevata dalle falde sotterranee attraverso 587 pozzi.
A Roma invece per l’80% l’acqua è sorgiva.
A ogni modo, al sud le falde acquifere utilizzate sono poche, e quella pugliese sembra la più sfruttata.
La Sardegna invece è la meno sfruttata e la più limitata con 80 milioni di metri cubi all’anno circa.
Il trattamento dell’acqua potabile in Italia
Nel nostro Paese sono presenti impianti moderni per il trattamento delle acque, sistemi che rispettano le norme nazionali e le direttive dell’Unione Europea in materia.
Secondo quanto stabilito dal decreto legislativo 31/2001, in Italia vi sono 64 parametri microbiologici, chimici, fisici e radiologici che devono essere rispettati per l’acqua destinata al “consumo umano”.
Altro fattore, in Italia, tutta l’acqua del rubinetto viene trattata principalmente con cloro, che, secondo la legge, deve avere una concentrazione minima di 0,2 mg/l per eliminare e limitare la proliferazione batterica. In altre parole, tale trattamento garantisce l’assenza di contaminazione microbiologica durante il trasporto all’interno della rete di distribuzione.
Di conseguenza, il sapore dell’acqua in Italia varia notevolmente da zona a zona e a seconda del periodo dell’anno, mediamente non ha lo stesso sapore puro dell’acqua di montagna.
Se l’acqua è dura e presenta una concentrazione di cloro più elevata (0,5 mg/l o superiore) e il sapore può risultare particolarmente sgradevole.
Oltre a quello, un’altra problematica può riguardare la presenza di sostanze indesiderate derivanti dalle tubature degli edifici.
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Cosa fare per rendere migliore l’acqua del rubinetto?
Un buon purificatore d’acqua a osmosi inversa consente di risolvere tutti questi problemi, rendendo l’acqua del rubinetto leggera e salutare, oltre che piacevole da bere, in modo da farla assomigliare moltissimo all’acqua di montagna.